Dopo Wiko Fever andiamo a vedere come si comporta Wiko UFeel, uno smartphone dal prezzo più o meno simile ma che integra anche un lettore di impronte digitali

In realtà Fever e UFeel oltre che dal punto di vista estetico nascondono sotto la scocca alcune piccole differenze che impattano sull’esperienza utente, ma andiamo con ordine.

Design e costruzione

Il design è gradevole: profilo in alluminio satinato con frontale nero lucido e retro in una sorta di tessuto tipo alcantara che fornisce un buon grip anche senza cover. La scocca posteriore è removibile per poter personalizzare il retro con altre cover mentre la batteria non è comunque removibile.

Wiko cerca sempre di contraddistinguersi dal punto di vista del design e anche questa volta ci riesce.

A muovere il tutto c’è il precessore quad core Mediatek MT6735 cortex A53 da 1.3 GHz con GPU Mali T720 e ben 3 GB di RAM.

Display

Come successo con Wiko Fever anche in UFeel il display mi piace in maniera particolare per il trattamento oleofobico che diminuisce di molto le ditate o ne facilita enormemente la pulizia con una semplice passata. Questo è a mio avviso un grande plus di Wiko, perchè un trattamento simile si fatica a trovarlo anche in smartphone ben più costosi ed è quasi un delitto pensare di applicare una protezione perdendo così tutti i benefici ma attenzione perchè qui manca il Gorilla Glass.

Per quanto riguarda invece il display vero e proprio si tratta di un prodotto nella media: è un 5? IPS che si vede bene anche sotto il sole e i colori sono tarabili tramite Miravision mentre la densità dei pixel si ferma a 294 ppi.

Alcuni si lamentano di un touchscreen poco reattivo, ma per quanto mi riguarda è nella norma.

Audio in conversazione e musica

Il diffusore audio di Wiko Ufeel è posto sul retro e ancora mi chiedo perchè, quale sia il motivo che spinge un brand a fare una scelta simile in quanto la controindicazione è presto detta: appoggi il telefono sul tavolo e l’audio in uscita viene automaticamente diminuito in maniera consistente. Peccato perchè invece con lo speaker se lasciato libero di esprimersi suona discretamente bene.

A dire il vero c’è un motivo per cui Wiko può aver fatto una scelta simile: costringere l’utente a mettere lo smartphone capovolto per permettere di ammirare la rifinitura della cover.

Autonomia

2500 mAh non bastano in alcune giornate ad arrivare serenamente a fine giornata, lo smartphone mi è parso piuttosto energivoro ma molto dipende anche dall’uso che se ne fa perchè mi è capitato in giornate “morte” di arrivare alle 21.00 con ancora il 50% di autonomia (casi rari, ma è successo).

Fotocamera

Era forse l’unico punto a sfavore di Wiko Fever, e lo è anche per Wiko UFeel. Sulla carta abbiamo una 13 megapixel posteriore e una 5 megapixel anteriore con Led flash. In entrambi i casi le foto vengono un po’ bruttine per via di una messa a fuoco non ottimale, ma anche a foto ben calibrata basta un leggero zoom per notare la perdita di dettaglio.

Con il flash attivo invece ho ottenuto dei buoni risultati con foto molto più nitide (vedere la foto della bottiglia d’acqua che trovi qui sotto), quasi al di sopra delle aspettative.

Gesture vecchie e gesture nuove

Wiko ha fatto un buon lavoro nell’implementazione delle gesture, ci sono le classiche e c’è poi la possibilità di farne apprendere di nuove. Molto utile infatti è la funzione che permette di far apprendere nuove combinazioni per avviare le proprie app, ma consiglio comunque di disattivarla una volta che non ce ne sarà più bisogno in quanto interferisce con la barra a trascinamento delle notifiche.

Esperienza d’uso

Nell’utilizzo quotidiano si nota una grossa differenza prestazionale tra Wiko UFeel e Wiko Fever. Fever era snello e scattante mentre UFeel mostra qualche incertezza in più al punto che con qualche app di troppo aperta e nonostante i 3 Gb di RAM siamo costretti a chiuderle per riuscire ad utilizzarlo: qui si nota quindi tutta la differenza tra uno smartphone a 4 core (UFeel) e uno a 8 core (Fever). Anche il download e installazione delle stesse app avviene un po’ più lentamente rispetto ad altri smartphone provati.

L’ultimo punto debole infine viene dal lettore d’impronte, che sarebbe la principale differenza tra UFeel e Fever: quando il telefono è appoggiato sul tavolo l’impronta viene riconosciuta abbastanza facilmente, non è veloce ma rimane paragonabile ad altri smartphone dal prezzo simile; il problema nasce quando il telefono ce l’ho in mano come capita spesso negli spostamenti e il lettore fatica a riconoscere l’impronta diverse volte.

Ai lati del lettore non sono presenti i classici pulsanti a sfioramento, per cui bisognerà ricorrere all’interfaccia android per visualizzarli.

Foto scattate con Wiko UFeel

 

RASSEGNA PANORAMICA
Qualità percepita
60 %
Design
70 %
Prestazioni
50 %
Qualità foto - video
40 %
Audio
65 %
Autonomia
60 %
FONTEWiko UFeel
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Paolo Colombo
Classe '81, appassionato di tecnologia e internet. Dal 29 marzo 2007 scrive quotidianamente con passione sul suo blog www.mytechnology.eu | .it articoli inerenti queste due tematiche. Ha una bellissima moglie e due figli adorabili, e passa le nottate scrivendo articoli e giocando online con i membri del clan EraseR che conosce da ben 20 anni.
recensione-smartphone-wiko-ufeelCon UFeel Wiko conferma la bontà della protezione oleofobica del display già vista su Wiko Fever, ma ribadisce quelli che erano i punti deboli dello stesso Fever ovvero la fotocamera. Inoltre il lettore di impronte digitali va leggermente rivisto nell'utilizzo quotidiano. Indubbiamente adatto a chi fa dello smartphone un utilizzo semplice, un pò meno per chi si ritrova spesso con numerose app aperte. Il suo prezzo ai aggira attualmente intorno ai 170 Euro: a questo prezzo potete valutare l'alternativa di Wiko Fever mentre se lo doveste trovare in offerta a meno sicuramente diventa una valida soluzione.

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