E’ in corso un’importante migrazione di utenti da Whatsapp ad una nuova app chiamata Signal: perchè?
Qualche giorno fa l’app di messaggistica Whatsapp ha reso noto che ad inizio febbraio si sarebbe dovuto obbligatoriamente accettare le nuove condizioni d’uso per poter continuare a messaggiare con amici e parenti. Da quel momento c’è stata una levata di scudi degli utenti che hanno avvertito questo cambiamento come l’ennesima minaccia alla propria privacy, ed incalzati da un tweet di Elon Musk è iniziata una migrazione verso l’app Signal: una delle tante alternative a Whatsapp e Telegram ma una delle poche a fare della sicurezza e della privacy uno dei suoi elementi chiave.
Va detto che questa migrazione va poi analizzata nel dettaglio per capire i numeri coinvolti: ad oggi Signal conta (su Android, dove i numeri sono maggiori) 50 milioni di download, Telegram 500 milioni mentre Whatsapp ne registra 5 MILIARDI. Appare quindi chiaro che sebbene il passaggio da Whatsapp a Signal di 7,5 milioni di utenti e 25 milioni a Telegram siano dati significativi e da non sottovalutare, è anche vero che c’è da capire quanto possa influire la volatilità di un evento eccezionale come questo.
Va inoltre considerata l’eventuale contromossa di Whatsapp che non è rimasta impassibile, e la quale ha annunciato lo slittamento della scadenza da febbraio a maggio.
Ma è vero che Whatsapp minaccia la nostra privacy?
Perchè questo è il punto, è vero o si tratta della solita “invenzione” ingigantita dalle fake news?
Un fondo di verità c’è: l’informativa privacy 2021 di Whatsapp ha infatti destato qualche preoccupazione perchè appare chiara la volontà del colosso di spingersi verso una maggior integrazione con Facebook (che lo ricordo, è proprietaria di Whatsapp). Non si tratterebbe quindi di un problema legato ad una mancanza di sicurezza o di una sua diminuzione quanto più di un problema di data sharing tra le aziende collegate a Facebook la quale da sempre è nell’occhio del ciclone sul tema della privacy.
Tutto questo avrebbe un senso al di fuori dell’Unione Europea, perchè al suo interno invece i cittadini sono protetti dalla tanto detestata (a volte anche da me lo ammetto) GDPR che nel caso specifico non ammetterebbe una modifica unilaterale per fini di profilazione o marketing senza che ci venga data la possibilità di esprimere o meno il consenso perchè quanto Whatsapp ha inizialmente annunciato era: dall’8 febbraio o accetti o ti trovi un’altra app.
E allora perchè ci preoccupiamo? Perchè si è allarmato addirittura anche il Garante della privacy?
Sostanzialmente per 3 motivi:
- per la poca chiarezza con la quale Whatsapp si è espressa nel proporre questo cambiamento
- per il fatto che c’era discordanza tra le sue dichiarazioni e gli articoli pubblicati un po’ ovunque in merito al problema
- per il fatto che Facebook è da sempre affamata di dati personali ed in passato si è dimostrata poco affidabile: nel 2014 infatti vi furono preoccupazioni all’interno dell’Unione Europea quando Facebook acquisì Whatsapp, ma FB rassicurò tutti dicendo che non sarebbe riuscita a realizzare una abbinamento tra i suoi account e quelli di Whatsapp. 2 anni dopo, Facebook ha cominciato a chiedere i numeri di telefono degli utenti per aumentare il livello di sicurezza… ora siamo ancora certi che non possa risalire a Whatsapp?
Il problema relativo alla sicurezza quindi in parte c’è, o quanto meno è giusto che qualcuno si preoccupi.
Telegram si, ma anche no
Se quindi Whatsapp dovesse rimanere ferma sulle sue idee, una possibile alternativa è quindi quella di passare ad un’altra app, meno affamata e più attenta alla sicurezza e alla privacy dei suoi utenti.
La prima alternativa che verrebbe in mente sarebbe probabilmente Telegram la quale pian piano sta riuscendo a scalfire, almeno lavorando in parallelo, il dominio di Whatsapp.
Il suo livello di sicurezza è superiore rispetto a quello di Whatsapp ma tale sicurezza la si raggiunge a scapito della semplicità grazie alle “secret chats” e alle “cloud chats”.
Inoltre, sarà un mio problema personale, ma mi vien difficile affidare la mia privacy ad una società di proprietà russa e con sede a Dubai. Non me ne voglia il signor Pavel Durov ma mi rendo conto essere un problema solo mio. Ah e dal 2021 potrebbero apparire annunci pubblicitari per far fronte ai costi di gestione dei server… così, per completare l’opera.
Signal: sicuramente il più sicuro, per ora
Ma come abbiamo detto in apertura qualcuno ha “cinguettato”, e quando quel qualcuno è uno dei guru del momento un po’ di tendenza è capace di farla. Ed ecco allora Signal.
Effettivamente Signal ha un’impronta differente e dato che i messaggi sono criptati non è possibile per l’azienda accedere al contenuto dei messaggi o alle chiamate anche perchè una delle principali differenze sta nel fatto che i dati vengono memorizzati sui dispositivi, e non sui server della società. Solo in un caso ciò avviene ovvero quando il dispositivo ricevente è spento o non raggiungibile e per ovvi motivi il messaggio deve rimanere “in attesa” sul cloud.
E per far capire al mondo che la sicurezza è uno dei suoi elementi chiave è disponibile anche la funzione “sealed sender” che riduce il numero di informazioni visibili durante il transito della chiamata: i normali sistemi infatti espongono almeno i dati di mittente e destinatario, ma con questa opzione rimane tutto ancor più nascosto al punto che è diventato uno dei mezzi di scambio informazioni preferito da chi vuol mantenere un buon livello di segretezza.
Insomma, attualmente Signal offre delle garanzie che gli altri non possono dare, e quando espone un certo dato lo fa perchè è obbligata e non perchè vuole trarne un beneficio economico.
C’è da capire quanto durerà un simile sistema, perchè le opzioni sul campo sono due:
- potrebbe venire acquisita da una società che poi con il tempo vada a cambiare nel profondo i suoi principi
- oppure potrebbe raggiungere un bacino d’utenza tale per cui anche i possibili malintenzionati potrebbero incrementare i loro sforzi per aggirare i sistemi di sicurezza e trarne beneficio
Vale la pena utilizzarla?
Per i motivi esposti sopra potrebbe quindi essere un buon motivo utilizzare Signal se il tuo obiettivo è accertarti che alcune discussioni rimangano private, ma se il tuo problema è con la gestione della tua privacy da un punto di vista più allargato allora sperare di risolverli semplicemente passando da Whatsapp a Signal è pura illusione.
Per il momento quindi godiamoci Signal così com’è, ma il problema di fondo rimane sempre lo stesso: se poi i vostri amici non lo scaricano che fate?